Tra il 1915 e il 1970, sei milioni di afroamericani migrarono dal sud verso il nord e l’ovest degli Stati Uniti, in cerca di un’esistenza più sicura. Un esodo che cambiò la storia e la cultura americana. Eppure se ne parla pochissimo. Isabel Wilkerson, la prima giornalista di colore a vincere il premio Pulitzer, ha deciso di scriverci un libro, per rimediare a un vuoto narrativo e storiografico. Frutto di anni di ricerche e interviste, The Warmth of Other Suns è uscito nel 2010. Parlando del libro, l’autrice sottolinea sempre le grandi conseguenze culturali dell’evento. E non manca mai di fare esempi legati alla musica. Tantissimi grandi della black music sono figli della migrazione. I genitori di Barry Gordy, il patron della Motown, lasciarono la Georgia per l’Illinois. E i talenti scoperti da Gordy, da Diana Ross ai fratelli Jackson, erano tutti figli d’immigrati. Il padre e la madre di Miles Davis abbandonarono l’Arkansas, anche loro con destinazione Illinois. Nello stato ex sudista, mai Miles avrebbe potuto sviluppare il suo talento. Quando aveva cinque anni, Theolonius Monk si trasferì dal North Carolina ad Harlem con la famiglia: lì cominciò a sviluppare il suo enorme talento, in gran parte da autodidatta. John Coltrane partì dallo stesso stato di Monk, a 17 anni, per arrivare a Philadelphia. Nella città dell’amore fraterno ebbe il suo primo sassofono contralto, e «cosa sarebbe stata la musica senza il primo sassofono di Coltrane?», si chiede la Wilkerson nelle presentazioni del suo volume. La storia va avanti fino ai tempi nostri, fino a Tupac e all’hip hop. Non avremmo queste meraviglie se un popolo minacciato e maltrattato non avesse avuto il coraggio di cambiare vita, «alla ricerca del calore di altri soli».
dischi cantanti o…
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